
IL PIANO SUD 2030
Cambiano le forme, cambiano le tematiche di intervento, ma l’obiettivo resta sempre lo stesso: ridurre il gap che esiste tra l’area nord e quella sud del nostro paese. A tal proposito, nel febbraio 2020 , poco prima dello scoppio dell’emergenza sanitaria causata dal “Covid-19”, è stato presentato il «Piano Sud 2030».
L’obiettivo del piano muove su diverse tematiche di intervento, tutte finalizzate ad incrementare lo sviluppo territoriale del Mezzogiorno. L’ottica unitaria è “INVESTIRE NEL SUD OGGI PENSANDO ALL’ITALIA DI DOMANI”. Quello che si vuole cercare di trasmettere agli investitori vari, nonché stakeholders, è che una valorizzazione e di conseguenza un incremento degli investimenti effettuati nel territorio meridionale, sia direttamente proporzionale ad un incremento e rafforzamento del settore produttivo-economico e sociale dell’interno paese. Quindi riequilibrare gli investimenti, soprattutto nell’ottica di un piano innovativo di sviluppo economico (pensiamo alla Green economy, alle Start up innovative, agli Attrattori culturali) genererebbe un forte risollevamento non soltanto diretto all’area di riferimento, ma in modo indiretto all’interno territorio Nazionale.
Ad avvalorare questa tesi ci pensa la SVIMEZ (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno) la quale afferma che:
Il grado di interdipendenza economica tra le aree (nord/sud), trascurato in questo ventennio di contrapposizione territoriale, è molto forte. Ogni euro investito in infrastrutture al Sud attiva 0,4 euro di domanda di beni e servizi nel Centro-Nord. Secondo le stime della Banca d’Italia, un incremento degli investimenti pubblici nel Mezzogiorno pari all’1 per cento del suo PIL per un decennio (circa 4 miliardi annui), avrebbe effetti espansivi significativi per l’intera economia italiana
Tuttavia, nel corso degli anni gli stanziamenti al sud non possiamo dire che siano mancati. Ma come ormai è evidente non basta soltanto incrementare le risorse, occorre soprattutto migliorare l’efficienza e l’efficacia con cui queste risorse vengono utilizzate. Occorre quindi migliorare la capacità di spesa e la sua qualità. Quello che serve è un progetto che fissi degli obiettivi specifici, e che possa agire per “missioni” che possa prevedere un connubio di partecipazioni pubblico-privato che non definisca soltanto cosa occorre fare, ma anche il come farlo, con quali tempi, impegni e responsabilità.

Il Piano Sud 2030 prova a fare tutto questo, con obiettivi di breve periodo (legati alla consolidazione e rafforzamento degli investimenti e risorse nel periodo 2020-2022) e con obiettivi nel medio-lungo termine, fino al raggiungimento del 2030 (legati allo stanziamento di risorse per la programmazione 2021-2027).
La dotazione finanziaria più importante riguarda la nuova programmazione 2021-2027
IL NUOVO CICLO 2021-27
Complessivamente fino al 2030 saranno stanziate per il sud risorse fino ad un ammontare di 123,25 miliardi, una cifra notevole, ma che implica responsabilità non indifferenti. Mai come nel decennio 2020-30, tuttavia, dobbiamo concentrarci non sull’entità delle risorse disponibili, ma sulle missioni strategiche, la qualità delle azioni e dei progetti, la capacità di realizzare gli interventi in trasparenza e legalità.
Le missioni saranno differenti, ben definite e strutturate (in totale CINQUE):
- Un Sud rivolto ai giovani: investire su tutta la filiera dell’istruzione, a partire dalla lotta alla povertà educativa minorile, per rafforzare il capitale umano, ridurre le disuguaglianze e riattivare la mobilità sociale;
- Un Sud connesso e inclusivo: infittire e ammodernare le infrastrutture, materiali e sociali, come fattore di connessione e di inclusione sociale, per spezzare l’isolamento di alcune aree del Mezzogiorno e l’isolamento dei cittadini in condizioni di bisogno;
- Un Sud per la svolta ecologica: rafforzare gli impegni del Green Deal al Sud e nelle aree interne, per realizzare alcuni obiettivi specifici dell’Agenda ONU 2030 (vedi articoli precedenti) e mitigare i rischi connessi ai cambiamenti climatici;
- Un Sud frontiera dell’innovazione: supportare il trasferimento tecnologico e il rafforzamento delle reti tra ricerca e impresa, nell’ambito di una nuova strategia di politica industriale;
- Un Sud aperto al mondo nel Mediterraneo: rafforzare la vocazione internazionale dell’economia e della società meridionale e adottare l’opzione strategica mediterranea, anche mediante il rafforzamento delle Zone Economiche Speciali (ZES) e i programmi di cooperazione allo sviluppo.
Diversi sono i vantaggi diretti di un piano di sviluppo ben delineato e focalizzato su tematiche che progressivamente devono essere rispettate. Innanzitutto fattore primario sarà la valorizzazione e lo sviluppo del territorio mediante creazione di nuove imprese territoriali che implicano automaticamente nuova occupazione territoriale. Questo garantirà anche un soddisfacimento delle esigenze già presenti in termini di prodotti e servizi offerti, garantendo nel tempo un’ottimizzazione delle risorse pubbliche investite. Obiettivo finale è la creazione di un PIL qualitativamente migliore.
L’Italia è un paese ricco di risorse territoriali ed umane, e la nostra responsabilità è valorizzarle sempre. Ridurre i divari tra cittadini e territori è la vera opportunità per riavviare
uno sviluppo forte e durevole per recuperare credibilità e fiducia.
Roberto Desiderio
(I cinque obiettivi del Piano Sud 2030)
