Nord-Sud: un divario incolmabile

Nord-Sud: un divario incolmabile

Sono passati molti anni da quando il Sud del nostro Paese risultava essere quella parte di territorio ricca di risorse, di qualunque tipo, che riusciva a garantire il benessere sociale dei propri abitanti. Ma, nel corso degli anni, il noto Mezzogiorno d’Italia ha perso non soltanto in termini di reddito, ma anche in relazione agli altri due fattori che nel complesso identificano lo sviluppo umano: l’aspettativa di vita e la conoscenza, intesa dagli esperti come un valore sensibile della scolarizzazione degli abitanti (sia in ambito superiore che in ambito universitario).

Nonostante tutte le politiche messe in atto nel corso di questi anni, il forte divario tra il Centro-Nord e il Sud persiste. Già nel 2017 le analisi effettuate dal CER (Centro Europa Ricerche) ha messo in evidenza il dislivello di crescita tra i territori: “a livello territoriale sarebbero il Centro e il Nord d’Italia a evidenziare la più alta crescita del valore aggiunto, mentre più contenuto sarebbe l’incremento del Mezzogiorno“. Infatti, anche se complessivamente nel periodo 2011-2015 (dati ufficiali ISTAT) il valore aggiunto dei beni e servizi venduti sul mercato è diminuito in Italia, solo nel Mezzogiorno ha avuto una flessione media pari al -1%. Nel Nord invece, la diminuzione è stata appena dello 0,3% e dello 0,7% al Centro. Sempre secondo le stime CER in termini di tassi di disoccupazione il divario tra Mezzogiorno e il resto del Paese rimane ancora oggi molto ampio.

Fonte: elaborazioni e stime CER su dati ISTAT

E pensare che all’inizio degli anni ’70 il Professor Pasquale Saraceno aveva provato a lanciare una previsione sulla questione!

Tuttavia, nel corso degli anni le evidenze hanno portato a tutt’altro che un termine al forte divario presente nel nostro Paese. Secondo quanto ha stabilito l’ISTAT in uno dei suoi ultimi rapporti annuali, nel 2018, la stima della spesa media mensile delle famiglie residenti in Italia è di 2.571 euro in valori correnti, sostanzialmente invariata rispetto al 2017 (+0,3%), quando era cresciuta dell’1,6% sul 2016.

Come si era già visto in passato, i livelli di spesa più elevati, e superiori alla media nazionale, si sono registrati al Nord-ovest con un valore di €2.866 , nel Nord-est con un valore di €2.783 e un valore di € 2.723 nel Centro. Dalle analisi i valori più bassi si sono come sempre riscontrati al Sud, con valori inferiori alla media nazionale, con € 2.087 e nelle Isole un valore € 2.068. Lo SVIMEZ (Associazione per lo sviluppo dell’industria del Mezzogiorno), poi, nel suo ultimo rapporto lanciato a fine 2019 ha dichiarato che: «Si riallarga il gap occupazionale tra Sud e Centro-Nord: nell’ultimo decennio è aumentato dal 19,6% al 21,6% » Tutto questo in termini reali comporta che i posti di lavoro da creare per raggiungere i livelli del Centro-Nord sono circa 3 milioni.

Ad ostacolare ancora di più la faccenda, è stato lo scoppio ,ad inizio 2020, della pandemia da Coronavirus, che ha causato un freno dell’economia molto importante. Tuttavia, proprio al Sud si è riscontrato un ottimale gestione del caos Covid.19, sia a livello sanitario sia in termini di politiche di gestione, limitando fortemente il contagio.
Ma, cosa serve davvero al nostro amato Mezzogiorno d’Italia? Di quali misure di sostegno ha bisogno? Come si può, in modo significativo, apportare un serio miglioramento occupazionale che fermi l’emigrazione di giovani studenti e professionisti verso il Nord Italia, o il nord Europa?

Bisogna ripartire soprattutto ed innanzitutto dal lavoro!
Sono tante le esperienze di imprenditoria giovanile che negli ultimi anni hanno dato una forte scossa al mercato del lavoro nei territori del Sud, soprattutto attraverso la crescita di innovazioni economiche in termini di economia circolare. Lo afferma anche il direttore dello Svimez, Luca Bianchi, sottolineando l’importanza di puntare sul Sud come «piattaforma verde del Paese».

In tal senso, l’ultimo rapporto SVIMEZ (link: http://lnx.svimez.info/svimez/wp-content/uploads/2019/11/rapporto_svimez_2019_slides_bianchi.pdf) ha garantito come: «La bioeconomia meridionale si possa valutare tra i 50 e i 60 miliardi di euro, equivalenti a un peso tra il 15% e il 18% di quello nazionale, puntando nel “Green New Deal” un’opportunità di rinascita economica del Mezzogiorno, che può fare da piattaforma green del Paese». 

E allora perché non ripartire da questo?

Bisogna favorire il dialogo tra le migliori  risorse del territorio, quelle della ricerca e quelle dell’imprenditoria. Al Sud, bisogna  favorire l’ impresa che mette salde radici sul territorio, non quella che su quel territorio insiste solo fino a quando le risorse ci sono e poi scappa via, saltando da un incentivo all’ altro e usando il ricorso agli ammortizzatori sociali come arma di ricatto verso l’interlocutore pubblico.

ABBIAMO BISOGNO DI REDDITO, LAVORO E WELFARE PER TUTTI!

Roberto Desiderio